Il Catone di Georg Friedrich Händel andrà in scena al Teatro Verdi di Pisa il 20 dicembre, in cartellone nella Stagione Lirica e in abbonamento nella Stagione dei Concerti della Normale. L’allestimento di questo titolo, rara pagina dell’autore del Messiah e della Water Music, è reduce della fortunata rappresentazione al Festival Opera Barga e si appresta ad essere rappresentato ad Halle, città natale del compositore.
Data la rarità del titolo, il direttore artistico del Verdi Marcello Lippi ed il M° Carlo Ipata, che il 20 dicembre dirigerà il Catone, si sono premurati di affrontare la questione della genesi e della particolarissima forma dell’opera händeliana, poiché si tratta di un pastiche, ossia un pasticcio. Per “pasticcio” in musica si intende una composizione formata da una sorta di collage di brani di altri autori e su questi brani il compositore che intende servire il proprio pasticcio agli spettatori può intervenire in maniera più o meno marcata; per meglio comprendere le ragioni che hanno spinto Händel a questa scelta, il M° Ipata ha spiegato brevemente la genesi del Catone.
Ebbene, all’epoca l’influenza del pubblico sulla programmazione delle stagioni teatrali era molto forte, soprattutto perché imponeva la continua composizione di opere, senza soluzione di continuità, data la difficoltà del presentare di continuo materiale sempre nuovo, si faceva sovente ricorso a “prestiti” tra compositori (cosa che riusciva particolarmente facile data l’assenza del diritto d’autore), oppure si studiavano allestimenti con cantanti di chiara fama che richiamassero molto pubblico. Oltre ad essere insigne compositore, Händel fu anche impresario teatrale (una carica equiparabile al moderno direttore artistico) e dato che uno dei teatri di cui fu impresario stava affrontando una discreta crisi, volle cercare in tutti i modi di riempirlo per l’apertura della stagione di Carnevale del 1732 e quindi pensò di unire le due cose: musica estremamente popolare e cantanti di primissimo piano. Così nacque Catone: l’impianto generale della trama deriva da un’opera celeberrima a quei tempi, il Catone in Uticadi Leonardo Leo, all’interno della quale Händel inserì (anche colla forza) alcune delle arie più note alla società londinese degli anni ’30 del XVIII secolo, arrangiate ad hoc per essere cantate da alcuni dei più noti interpreti dell’epoca. Difatti la maggior parte dei numeri musicali composti da Leonardo Leo vennero sostituiti da Händel con composizioni di Vivaldi, Porpora, Hasse, Vinci, mantenendo comunque qualcosa dello stesso Leo.
“Händel ha cercato di stupire il più possibile il pubblico, difatti i numeri musicali presenti nell’opera sono impervi, sia per l’orchestra sia per i cantanti, ricchi di virtuosismi – ha continuato Ipata – perché era nell’uso comune della musica barocca stupire ed affascinare. Sempre per questo motivo, il Catone non termina con un concertato come di norma ma con un’aria, un’aria allora estremamente popolare, studiata appositamente per strappare applausi, ossia Vo’ solcando un mar crudele dall’Artaserse di Leonardo Vinci.”
Dopo il M° Ipata ha preso la parola il regista Giovanni Guerrieri, che ha illustrato come l’opera verrà presentata: “Abbiamo operato diverse modifiche sul testo originale: innanzitutto abbiamo tagliato col machete i recitativi, decisamente troppo lunghi, ed abbiamo quindi rielaborato sensibilmente la trama perché Händel ha stravolto così tanto l’originario dramma di Pietro Metastasio che era obiettivamente difficile seguire lo svolgimento dell’azione, diciamo che ci siamo sforzati di renderlo più organico e fruibile, anche in vista della disomogeneità causata dall’inserimento di questi numeri musicali e per non disorientare gli spettatori quando sentiranno Catone, interpretato da un uomo, cantare con una tessitura femminile (da contralto) o quando vedranno Arbace, principe tunisino, interpretato da una donna.”
Grande soddisfazione nelle parole di Nicholas Hunt, presidente di Opera Barga, che ha ricordato l’impegno profuso per allestire un titolo oggi quasi dimenticato ma non privo di interesse ed è proprio questa consapevolezza che lo ha spinto ad indire un casting di quasi settanta cantanti sotto ai trentacinque anni per selezionare gli interpreti della mise-en-espace dell’opera a Barga. “Non saranno gli stessi interpreti che troverete qua a Pisa – ha spiegato Hunt – perché Barga vuol essere una sorta di palestra per i giovani cantanti che magari non hanno voci adatte ad un grande teatro come questo”.
C’è molta curiosità per questa rappresentazione che si preannuncia di ottimo livello data la partecipazione di professionisti come Kristina Hammarström (Arbace), Roberta Invernizzinel (Emilia) e dello stesso Carlo Ipata, uno specialista della musica barocca ed ormai una sicurezza per gli abbonati del Teatro Verdi. Speriamo che questa rappresentazione apra definitivamente le porte dello storico teatro pisano al Barocco e che si realizzi il desiderio, espresso stamane dal M° Lippi, di avere un’opera barocca all’interno di ogni stagione lirica.
Luca FialdiniLuca Fialdini, classe '93: studente di Giurisprudenza all'Università di Pisa e di pianoforte e composizione alla SCM di Massa e sì, se ve lo state chiedendo, sono una di quelle noiose persone che prende il the alle cinque del pomeriggio. Per "Uni Info News" mi occupo principalmente di critica musicale.
Luca Fialdini, classe '93: studente di Giurisprudenza all'Università di Pisa e di pianoforte e composizione alla SCM di Massa e sì, se ve lo state chiedendo, sono una di quelle noiose persone che prende il the alle cinque del pomeriggio. Per "Uni Info News" mi occupo principalmente di critica musicale.
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1 thought on “Aspettando il “Catone” di Händel”