19 Marzo 2024

Immersi in un bucolico paesaggio, che richiamava le tele macchiaiole del labronico Giovanni Fattori, i personaggi dell’opera comico-romantica “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, hanno così accolto gli spettatori del Teatro Goldoni di Livorno, durante la prima dello spettacolo andato in scena lo scorso venerdì 26 ottobre e poi replicato domenica 28. Assente da più di novant’anni dai palcoscenici livornesi, la celebre ed acclamata opera donizettiana torna ad inebriare il pubblico con le sue arie frizzanti e piene d’amore, per inaugurare con dolcezza la stagione della lirica 2018/2019 del Teatro Goldoni.

Trasposizione in italiano del lavoro di Eugene Scribe “Le philtre” per merito di Felice Romani, il più notevole librettista ottocentesco,“L’elisir d’amore” costituisce un vero e proprio modello della poetica del primo romanticismo operistico italiano. Il melodramma giocoso in due atti, in questo nuovo e moderno adattamento, scaturito da una coproduzione della Fondazione Teatro Goldoni Livorno e del Teatro Sociale di Rovigo, ha fatto rivivere la tormentata passione amorosa del contadino Nemorino per la bella e facoltosa Adina.


Come ha affermato il regista Ludek Golat: “Le scene sono ambientate classicamente, ma attualizzate alla nostra epoca, infatti vedremo Adina che vive in paese toscano ed è proprietaria di un agriturismo”. Ho apprezzato infatti il riferimento esplicito alla città di Livorno attraverso la menzione del quartiere dell’Ardenza fatta dal dottor Dulcamara, interpretato dall’energico e vitale Sergio Bologna, che ha saputo immedesimarsi al meglio nella parte del medico ciarlatano, che lusinga con false promesse di amore ricambiato l’ingenuo Nemorino.

L’evento cardine che mette in moto l’intera vicenda è in quest’opera la lettura del romanzo “Tristano e Isotta” nella piazza del paese da parte di Adina, galeotto fu il libro e chi lo scrisse potremmo dire perchè il povero Nemorino per emulare il gesto di Tristano, che ricorre a un filtro magico per far innamorare di sè la crudele Isotta, perde tutti i suoi averi per comprare la fantomatica pozione, dal medico ambulante Dulcamara. Impossibile resistere alla voce soave di Marco Ciaponi, che ha saputo creare immediatamente empatia con gli spettatori per la sua personale interpretazione di Nemorino, infatti gli è stato richiesto il bis dell’emblematica aria “Una furtiva lagrima”. Lo sfortunato pretendente che si contende l’amore di Adina, fin dal primo atto, insieme al borioso sergente Belcore, riesce a fare breccia nel suo cuore e persino ad elevarsi socialmente grazie alla cospicua eredità lasciatagli dallo zio.

La morale sempre attuale di questo melodramma ci ricorda che non esistono scorciatoie per raggiungere i propri sogni e solo la perseveranza e la determinazione (uniti alla gentilezza aggiungerei) possono farci ottenere ciò che realmente desideriamo. Un messaggio positivo messo in scena magistralmente da un cast di alto livello composto da: Paola Santucci (Adina), Marco Ciaponi (Nemorino), Sergio Bologna (il dottor Dulcamara), Vladis Jansons (Belcore) e Maria Salvini (Giannetta), unitamente al Coro Lirico Livornese diretto da Flavio Fiorini, sulle note dell’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto del direttore Marco Severi. Pertanto consiglio a tutti la visione di questo grande capolavoro del maestro bergamasco, per essere coinvolti in una struggente liason campestre senza tempo.

 

 

 

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Chiara Sabbatini

Nata a Livorno il 25/09/1995 e laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università di Pisa. Coltivo da sempre una passione per l'arte e la letteratura, amo il cinema e il teatro e scrivo poesie nel tempo libero. Viaggiare mi affascina e non perdo occasione di ampliare i miei orizzonti. Fare del mio diletto, la giornalista, una professione, sarebbe un sogno che si avvera. Spero di appassionarvi con i miei articoli legati al campo dell'Arte e della Cultura.

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